
Yusra Mardini- fonte foto: web
Le Olimpiadi di Rio 2016 verranno ricordate, oltre che per le prestazioni degli atleti, anche per la presenza-unica nella storia dei Giochi olimpici- di una squadra composta interamente da atleti rifugiati, sfuggiti a guerre e persecuzioni in atto nei loro Paesi. Per molti di loro la partecipazione alle Olimpiadi è la realizzazione di un sogno. La storia della siriana Yusra Mardini merita di essere raccontata.
Yusra Mardini ha solo diciotto anni, ma a differenza delle sue coetanee ha già una vita molto difficile alle spalle. Ad agosto del 2015 la ragazza si trovava su un barcone insieme ad altri venti migranti: l’imbarcazione stava per affondare nelle acque del Mar Egeo e Yusra è riuscita a condurli sani e salvi sull’isola di Lesbo. Nata e cresciuta a Damasco, Yusra è stata costretta ad abbandonare la Siria a causa della guerra civile: la sua casa è stata completamente rasa al suolo dai bombardamenti. Con sua sorella Sarah, l’estate scorsa, la ragazza è arrivata in Libano e poi dalla Turchia si è imbarcata verso la Grecia con altri venti migranti in cerca di una nuova vita. Ad un certo punto della traversata la barca si è fermata e ha cominciato a riempirsi di acqua. Yusra, Sarah e un’altra donna hanno avuto il sangue freddo di buttarsi in mare e spingere l’imbarcazione fino all’isola di Lesbo. Tre lunghissime ore di navigazione tra i flutti. A Settembre del 2015 Yusra e sua sorella si sono trasferite a Berlino con la loro famiglia.
La ragazza è stata selezionata tra 43 candidati per entrare nella squadra olimpica dei Rifugiati, e gareggerà nella disciplina sportiva del nuoto.”Quando mi hanno comunicato la notizia ho pianto dalla felicità”, ha rivelato la giovanissima nuotatrice. Altri atleti selezionati nella stessa squadra competeranno nelle gare di judo e in quelle di corsa. Nella conferenza stampa di presentazione della squadra dei Rifugiati a Rio 2016 Yusra ha dichiarato: “Non parliamo la stessa lingua, non veniamo dallo stesso paese, ma rappresentiamo sessanta milioni di persone: i rifugiati”.
Yusra non pensa a vincere le gare, poiché la sua vittoria più grande è poter essere a Rio. “Sono felice, orgogliosa, penso a tutti quelli che mi hanno sostenuto, ai miei due allenatori, e a tutti i rifugiati e teen ager che rappresento”, ha detto. Sicuramente Yusra è diventata un modello, un punto di riferimento per quanti hanno vissuto una tragedia come lei eppure ne sono venuti fuori. Ricominciando a vivere e a sognare.