Molti di voi sicuramente ricorderanno gli splendidi occhi verdi di Sharbat Gula, la ragazzina afghana immortalata dal fotografo Steve McCurry in un campo profughi di Peshawar. Era il 1984. La fotografia ha fatto il giro del mondo dopo essere stata pubblicata sulla copertina del “National Geographic”, nel 1985.
Sharbat non aveva neppure 12 anni quando McCurry la incontrò per caso, facendola diventare il simbolo di una nazione martoriata dai conflitti e dalla povertà. Oggi questa ragazzina, ormai diventata una donna, si trova a Roma. Gli occhi sono sempre gli stessi, ma il viso è quello di una persona segnata dalla vita e dalle vicissitudini legate alla storia del suo paese.
Dopo gli ultimi avvenimenti che hanno scosso l’Afghanistan la scorsa estate, Sharbat aveva lanciato un appello disperato: ha chiesto di essere aiutata a lasciare il suo paese per poter vivere dignitosamente in un altro luogo.
La Presidenza del Consiglio ha accolto la sua richiesta e ha organizzato nei mesi scorsi il suo trasferimento in Italia. Oggi la donna è stata inserita in un percorso di accoglienza e integrazione per uomini e donne che hanno lasciato l’Afghanistan.
Il fotografo che aveva scattato la foto era poi tornato a cercare quegli occhi verdi nel 2002, proprio nel campo in cui l’aveva incontrata la prima volta. McCurry ha trovato la ragazzina, 13enne, sposata e con tre figlie, in una regione dell’Afghanistan.
L’uomo, appena l’ha vista, non ha avuto alcun dubbio che fosse lei. “Gli occhi erano gli stessi, aveva la stessa cicatrice distintiva sul naso. Tutte e caratteristiche del viso corrispondevano”, ha detto.
Ma la vita di Sharbat è stata davvero dura. Nel 2016 viene arrestata per aver chiesto un documento di riconoscimento falso. Aveva dichiarato di essere nata in Pakistan, ma fu rimpatriata in Afghanistan all’epoca del presidente Ashraf Ghani. Alla donna fu dato un appartamento a Kabul, dove ha vissuto fino a quando sono ritornati i Talebani. Sharbat ha dovuto quindi riprendere a fuggire per preservare la sua libertà.
Ora Sharbat è al sicuro, in Italia, dove spera di poter riacquistare la libertà perduta e poter vivere un’esistenza dignitosa.