“Evitare errori è un ideale meschino. Se non osiamo affrontare problemi che sono così difficili da rendere l’errore quasi inevitabile, non vi sarà allora sviluppo della conoscenza”. Questo sosteneva il grande filosofo Karl Popper. Gli scienziati esplorano mondi sconosciuti, e quindi è normale che commettano errori. Questi sbagli non rappresentano un aspetto negativo della ricerca scientifica, anzi: molto spesso proprio i fallimenti sono stimoli al progresso.
Proprio al fine di rivalutare il fallimento come elemento da cui partire per raggiungere i propri obiettivi, è nata, a Modena, la “Scuola di Fallimento” (www.scuoladifallimento.com). Si tratta appunto di una scuola sui generis, il cui scopo è quello di insegnare a perdere per vincere, puntando sulla singolarità e le eccezioni, e valorizzando i “buoni errori”.
Gli errori non sono mai negativi nella vita
Il team della Scuola è formato da pedagogisti ed esperti, tra cui l’autrice del libro “Il fallimento è rivoluzione-Perché sbagliare fa bene”, l’ex pallavolista Francesca Corrado (Sperling & Kupfer, 16 euro), che propongono lezioni e percorsi formativi per sviluppare un metodo attraverso il quale imparare ad osare di più nei diversi campi della vita, ad analizzare gli errori che si possono commettere, ad accettare i fallimenti e superare la paura per fare scelte più consapevoli.
La teoria di Enrico Galiano
In quest’ottica, una bocciatura scolastica, ad esempio, non è una condanna per la vita, e non è da considerarsi un fatto grave, come un reato. Anzi, può diventare un banco di prova per diventare veramente chi siamo. Non esistono persone che non sbagliano nel loro viaggio di vita, ma la grandezza si vede da come uno riesce a riprendersi.
Secondo il professor Enrico Galiano, autore del libro “L’arte di sbagliare alla grande” (Garzanti, 157 pagine, 15 euro), il dovere di un insegnante non è insegnare a non cadere, ma insegnare ad un ragazzo o una ragazza a rialzarsi.