Non è facile scrivere quando il protagonista della storia che stai per raccontare è lui, tuo figlio. Vorresti scegliere le parole più adatte e le frasi più giuste per trasmettere almeno una parte delle emozioni provate in quei momenti, ma poi ci rinunci e butti giù quello che ti viene. Come sto facendo io adesso.
Di essere un guerriero Savio lo ha dimostrato presto, ancora prima di nascere. Era un giorno di fine agosto ed avevamo prenotato l’esame più importante di tutta la gravidanza, la morfologica. In realtà non avevamo alcun pensiero che ci turbasse, se non la curiosità di confermare o meno che dentro quel pancione ci fosse un bel maschietto.
Il medico che ha effettuato il controllo non era il mio ginecologo, ma era molto bravo comunque e ricordo che indugiava su ogni singolo elemento con grande professionalità, dandoci spiegazioni e “misure” dei vari organi del nascituro. Ad un certo punto mi accorsi che con il cursore insisteva su un determinato punto, ci passava e ripassava più volte. Poi ci disse: “Nel polmone sinistro vedo un’ombra, una cisti. Potrebbe essere una CCAM oppure un altro tipo di malformazione congenita”.
Io, mia madre e il mio compagno ci guardammo perplessi e attoniti. Mi veniva da piangere, però cercavo di trattenermi, facendomi coraggio chiesi al medico cosa ci consigliava di fare. Lui disse di prendere contatti con un centro di terzo livello per effettuare un’ecografia ancora più approfondita e ci diede il riferimento di un centro privato a Bari.
Dopo qualche giorno eravamo in trepida attesa nella sala e prima di entrare ripensai a quello che avevo letto in Rete a proposito della CCAM (malformazioni polmonari congenite). Si tratta di una patologia abbastanza rara e quindi per lo più sconosciuta. Avevo letto parecchie testimonianze di mamme che raccontavano le loro esperienze simili alla mia e un po’ mi ero rincuorata poiché, in alcuni casi, la malformazione regredisce in pancia scomparendo del tutto prima della nascita del bimbo.
La morfologica di terzo livello confermò la diagnosi: nel polmone sinistro di Savio c’era più di una cisti e si trattava appunto di CCAM. Uno dei due medici, senza alcun tatto, mi disse che, nel caso in cui la malformazione si rivelasse grave, avrei potuto interrompere la gravidanza. Fu come aver ricevuto una doccia fredda, il sangue si fermò nelle vene e riprese a scorrere solo quando l’altro intervenne dicendo: “Per il momento consiglio di monitorare la situazione ogni mese, per vedere se le cisti crescono o regrediscono, o scompaiono”. Mi aggrappai con tutte le mie forze a quest’ultima ipotesi. Il mio guerriero intanto cresceva benissimo in pancia e non manifestava alcun segno di sofferenza.
Cercando su Internet informazioni su questa patologia di cui non avevo mai sentito parlare, mi sono imbattuta nella pagina Facebook dell’Associazione Bambini con la CCAM e ho cominciato a leggere i post di mamme che, come me, terrorizzate dalla diagnosi durante la gravidanza, chiedevano qual’era la cosa migliore da fare per i loro piccoli. Nella stragrande maggioranza dei casi questo tipo di malformazioni può essere affrontata in modo risolutivo con un intervento chirurgico. Mai come in quel caso benedissi Facebook: mi stava aiutando a fare chiarezza su una cosa che, a quanto pare, riguardava direttamente mio figlio ma anche tanti altri bambini come lui.
Intanto Savio doveva nascere, e il dubbio era: parto naturale o cesareo? Con il passare del tempo le cisti regredivano leggermente e il medico sembrava ottimista. Nel mese di novembre le sue parole riecheggiarono nelle mie orecchie come una melodia: “Non ci sono problemi, puoi partorire naturalmente senza che questo possa creare problemi al bambino, che cresce benissimo, anzi un po’ più della norma”.
Dopo due mesi, l’8 Gennaio, mi sono ricoverata a Foggia per induzione del parto: ero arrivata ormai alla 41esima settimana e Savio non si decideva ad uscire dalla pancia in cui, sicuramente, stava al calduccio. Con il mio ginecologo, il carissimo dott. Luca Lombardi, avevamo deciso di optare per l’ospedale di Foggia, che dispone del reparto di terapia intensiva neonatale.
Savio è nato alle 00.40 del 9 Gennaio 2016 con parto naturale (con un travaglio lunghissimo) e 3,750 kg. di peso. La mattina dopo vennero a prelevarlo per trasferirlo in terapia intensiva: il bimbo non aveva avuto alcun problema alla nascita, era solo a scopo precauzionale per via della malformazione polmonare. Trascorsero così dieci lunghi giorni, fatti di via vai in ospedale in attesa di poterlo portare a casa per cominciare finalmente la nostra vita insieme. A Foggia la TAC effettuata rilevava la presenza di un’ombra all’interno del polmone sinistro: la CCAM era ancora lì, faceva ancora paura, tanta.
Tornai a consultare la pagina Fb dell’associazione e vidi un nome, fra gli altri: Professor Mario Lima di Bologna, medico chirurgo esperto in questo tipo di malformazioni polmonari. Molti scrivevano di essersi rivolti a lui e di essersi trovati bene. Chiamai subito il professore e lui mi rispose tempestivamente, dopo aver consultato il referto Tac che gli avevo spedito. “Il bimbo deve essere operato subito. Venite a Bologna tra una settimana e predisponiamo il ricovero e l’intervento”, mi disse.
Partimmo a Bologna in una freddissima e piovosa giornata di fine gennaio. Non sapevamo che avremmo trascorso lì quasi un mese. Il reparto pediatrico dell’ospedale Sant’Orsola di Bologna è colorato, fatto a misura di bambino, il personale è cordiale e sorridente. Ma il viso di alcune mamme che ho incontrato in quelle corsie non lo dimenticherò mai: è stato lì che ho scoperto cosa significa diventare madre, quando riesci a provare sul tuo corpo lo stesso dolore che prova tuo figlio, nello stesso momento.
Abbiamo vissuto momenti intensi, fatti di pianti e speranza, di commozione e di vicinanza con persone mai viste prima. Il dolore accomuna, fortifica, insegna. Durante i miei crolli psico-fisici Giuseppe e mia madre mi hanno sostenuta. Ma Savio, di appena un mese, reagiva come un guerriero dimostrando sicuramente di essere il più forte di tutti.
L’intervento venne fissato il 23 Febbraio, alle nove del mattino. A mezzogiorno il professor Lima e la sua equipe uscirono dalla sala operatoria dicendo che era andato tutto bene e che Savio veniva portato in rianimazione per qualche giorno. Quella era la prassi in seguito a quel tipo di intervento, ma la parola “rianimazione” mi faceva paura solo a pronunciarla.
Gli occhi color cielo di Savio in quel lettino di ospedale sono impressi a fuoco nei miei ricordi. Così come il giorno delle dimissioni, il giorno della rinascita di Savio. Appena lasciato l’ospedale e messi in macchina, io e Giuseppe ci guardammo come se fossimo usciti da un tunnel: fuori splendeva finalmente il sole dopo giorni e giorni di pioggia e nebbia bolognese.
Dalla CCAM si guarisce, ma assai importante è la corretta e tempestiva diagnosi: l’intervento, che nella maggior parte dei casi è risolutivo, deve essere affidato a medici specialisti. Noi siamo stati fortunati ad incontrare sulla nostra strada il Dott. Giannattasio, che ha diagnosticato la malformazione con una “semplice” morfologica, ed il Professor Mario Lima, grande esempio di professionalità e preparazione, che è intervenuto a rimuovere la CCAM ed un sequestro polmonare al nostro piccolo.
Ma siamo ancora più fortunati ad aver ricevuto il nostro dono più grande: Savio, il guerriero dagli occhi color cielo. Abbiamo imparato tanto da lui in quei giorni, molto di più di quanto immaginiamo. I bimbi hanno tanto da insegnarci, ogni giorno. Non dobbiamo sottovalutare mai la forza e la tenacia che dimostrano nei momenti più difficili. Sono loro i nostri più bravi maestri.