Incontriamo Marisa Cataldo, avvocatessa di Bari e mediatrice professionale. Pioniera della *mediazione civile in un Paese come il nostro dove le “caste” stentano ad aprirsi al nuovo, ci racconta con entusiasmo quali sono stati i primi passi nell’avvocatura e perché la scelta di diventare mediatrice sta cambiando il suo futuro professionale.
“Sin da adolescente, avevo scelto per il mio futuro la professione dell’avvocato. L’idea di “difendere” gli altri, anche alterandosi, gesticolando, beh, insomma, come nelle vere arringhe, dava a me un non so che di forza e riuscivo, già con la fantasia, a proteggere gli altri, ad aiutarli nel dimostrare le proprie ragioni. Mi ponevo davanti allo specchio, ma non mi riflettevo in me stessa, bensì in un giudice quasi sempre, dopo pochi secondi, estasiato dalle mie parole e assolutamente convinto di ciò che gli stavo suggerendo di decidere.
Sul lato, proprio dove ancora oggi la mia mamma ha la sua poltrona in camera da letto, c’era la giuria popolare e io, avvolta nella giacca scura del pigiama di mio padre, che voleva essere una toga, riuscivo a convincere, ovviamente, anche loro. E che ne potevo sapere di termini processuali, di lunghe memorie, del primo, secondo, terzo e ventinovesimo comma del più arzigogolato articolo del codice?
Quel giudice non sospendeva la mia arringa rinviandola di tre anni. C’era solo qualche sospensione, di due-tre minuti, il tempo necessario perchè mia madre riponesse la roba appena stirata nell’armadio. Lei mi guardava, richiudeva la porta con un silenzioso rispetto, misto a incredulità. Anche il giudice aspettava che mia madre andasse via, nel rispetto della privacy della persona che stavo difendendo. Riprendevano tutti ad ascoltarmi. Sono trascorsi anni, loro oramai non lavorano più, ma io sì. Solo che la realtà l’ho trovata assai diversa rispetto alle mie più fervide fantasie.
Io l’ho inseguito e realizzato il mio desiderio, ma per quanto quelle tre lettere davanti al mio nome risuonavano talvolta maestose e imponenti, c’era qualcosa che mancava nella mia vita professionale. E ho continuato a cercare. Una mattina di settembre di qualche anno fa, al mio primo giorno di Tribunale di ritorno dalla pausa estiva, quando l’agenda legale appare un misto tra uno scrigno e un incubo, mi colpì una locandina che pubblicizzava un corso per “conciliatori specializzati”.
Si vociferava di una obbligatorietà del tentativo di conciliazione tra le parti, ma non si sapeva granché. Di solito gran parte degli avvocati studiano le novità e le riforme dopo che sono entrate in vigore nel nostro Paese, perchè sanno che dopo la vacatio legis, ci saranno le proteste e gli scioperi, le proposte di abolizione, le trattative e poi le proposte di modifiche, quindi tutto sommato, c’è tempo…
Non avevo dubbi che ciò sarebbe accaduto anche per la mediazione, ma quella locandina, di matrice ANPAR, non so perchè, mi aveva affascinata. Segnai sul retro di uno scontrino il numero telefonico da contattare per informazioni. Il pomeriggio composi il numero e quello che più mi colpì devo dire che fu il costo. Ma con qualche sacrificio ce la potevo fare, il corso iniziava pochi giorni dopo e io volevo frequentarlo. E devo proprio ammetterlo, non so chi, se il mio istinto, il mio angelo, il fato, avevano proprio ragione. Ne è valsa la pena, perchè ho trovato quello che mancava nella mia professione: un’anima.
Quando sono in mediazione, non ho atti, non ho fascicoli, non ho articoli, ho dinanzi a me persone che mi guardano e si lasciano guardare, che parlano, che urlano, che piangono, che sorridono, che sono persone e non parti, che non hanno numeri di repertorio o di registri ma che si sentono in quel momento grandi protagonisti e io sto bene con loro. Parlo poco, non faccio arringhe, ma il saper ascoltare vale più di qualsiasi arte oratoria! Io ce l’ho fatta. Non so cosa accadrà ancora. Oggi faccio l’avvocato, ma sono Mediatrice.
* La mediazione civile e commerciale è un sistema alternativo delle controversie, in vigore anche in Italia. Il tentativo di mediazione è obbligatorio (come condizione di procedibilità in giudizio) per le seguenti materie del diritto civile: diritti reali; condominio; successioni ereditarie; divisione; patti di famiglia; comodato; locazione; affitto di aziende; risarcimento del danno derivante da responsabilità medica e sanitaria; diffamazione con il mezzo della stampa o con altro mezzo di pubblicità; contratti assicurativi, finanziari e bancari. Introdotta per la prima volta con il Decreto Legislativo n. 28 del 2010, la mediazione ha subito una interruzione a causa della pronuncia della Corte Costituzionale (n. 272 del 2012) che ha eccepito un eccesso di delega nella normativa. L’istituto è stato reintrodotto con il Decreto del Fare (decreto legge 21 Giugno 2013 n. 69) e presenta qualche novità, quale l’assistenza obbligatoria degli avvocati durante il procedimento di mediazione, il primo incontro (gratuito) tra le parti e il mediatore, il tempo di durata massimo del procedimento fissato in tre mesi (anziché quattro). E’ un sistema deflattivo introdotto con l’obiettivo di eliminare i tempi biblici delle cause civili e tentare di risolvere con meno spreco di tempo e denaro le controversie.
Cristiana Lenoci