In questi ultimi mesi, caratterizzati dall’emergenza Covid, il lavoro dei fattorini che consegnano a domicilio si è a dir poco triplicato. Li vediamo sfrecciare nelle città sui loro mezzi per effettuare le consegne commissionategli e non sappiamo la realtà (amara) che c’è dietro ognuno di loro.
Riders e Sfruttamento
L’identikit del rider in Italia corrisponde ad una persona giovane e spesso di nazionalità straniera. Il mestiere del fattorino è tra i più esposti al rischio di sfruttamento dal parte delle multinazionali del food delivery.
La storia del palermitano Marco Tuttolomondo, 49enne, è quella di un fattorino che è diventato il simbolo delle lotte che i riders hanno ingaggiato per il riconoscimento di diritti e tutele nel lavoro.
Il Tribunale di Palermo ha ordinato alla multinazionale spagnola “Glovo” presso cui Tuttolomondo lavorava, di assumerlo come dipendente subordinato a tempo indeterminato, inquadrandolo al sesto livello del contratto collettivo del terziario.
La storia di Marco: il licenziamento illegittimo
A Marzo scorso, quando è cominciato il lockdown, Marco era stato disconnesso dall’app con cui l’azienda gestisce le consegne perché non aveva versato l’incasso giornaliero. In realtà non aveva potuto spiegare a nessuno il problema che gli aveva impedito di adempiere al suo obbligo lavorativo.
Uno dei “gap” di questo tipo di lavori è che non hai nessuna controparte “umana” con cui relazionarsi e spiegare eventuali problemi e contrattempi riscontrati durante l’attività.
Succede quindi che il rider, che di fatto svolge un lavoro autonomo, viene licenziato senza spiegazioni, con un semplice “click”, e poi subito sostituito da un altro.
Marco, però, non si è arreso a tale ingiustizia, e ha voluto impugnare il suo licenziamento illegittimo, sospettando-tra l’altro- che questo possa essere legato alla sua attività sindacale.
“Non ho lavorato, e quindi non ho incassato nulla, da Marzo a Giugno”, ha raccontato Marco. Poi, a maggio, gli era arrivata una mail dell’azienda che suonava come una beffa, perché chiedeva di versare 200 euro per tornare a far parte del team di lavoro.
Ovviamente lui non ha versato nulla, anzi ha proseguito con la causa in Tribunale, supportato dalla Nidil Cgil fino all’esito finale che, a quanto pare, è stato positivo.
Una sentenza che in Italia “fa storia”
Quella emessa dal Tribunale palermitano è una sentenza coraggiosa innovativa e per certi versi “storica”. E’ la prima del genere in Italia, ma in altri Paesi europei vi sono dei precedenti.
I giudici hanno stabilito che al fattorino venga riconosciuto lo status di dipendente, anziché di lavoratore autonomo. Lo scorso Gennaio la Corte di Cassazione ha riconosciuto ai rider alcune tutele del lavoro dipendente, ma senza ravvisarne però il pieno vincolo di subordinazione.
Una battaglia legale vinta
Marco Tuttolomondo d’ora in poi godrà di malattia, ferie e paternità pagate, e riceverà anche gli arretrati calcolati sulla differenza tra quello che percepiva quando lavorava a cottimo e quello a cui ha diritto adesso in quanto lavoratore dipendente.
Questa sentenza mette sotto accusa l’intero modello dell’economia digitale che tende verso il cottimo, abolito nel nostro Paese durante le lotte operaie.
Con la sua lotta legale, Marco ha restituito un po’ di diritti non solo ai lavoratori della sua categoria, ma anche a tutti noi. Grazie!