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Lorenzo Cherubini: vi racconto come è cominciata

Lorenzo Cherubini

Lorenzo Cherubini

Gli esordi di qualsiasi cosa, di una storia d’amore, di un’amicizia, di una carriera sono quelli che restano impressi in maniera indelebile nella mente di chi li ha vissuti. Il segreto per non invecchiare sta nel dare inizio a qualcosa il più spesso possibile: un progetto, un’idea, uno stile di vita. A noi di Iocelhofatta.com piace raccontare gli esordi di chi è riuscito, in qualche modo, a restare sulla cresta dell’onda, malgrado il trascorrere del tempo e le difficoltà. Per questo abbiamo pensato di parlarvi di un cantante che, da più di 25 anni ormai, continua a far ballare e cantare giovani e meno giovani al ritmo della sua musica. Lui è Lorenzo Cherubini, che tutti conoscono con il nome d’arte di “Jovanotti”.

Ecco quello che il cantante scrive nella sua autobiografia per raccontare i primi 25 anni di carriera musicale e discografica. Il libro si chiama “Gratitude”, ed è stato pubblicato nel 2013.

“Quando mi sono dato il nome Jovanotti evidentemente non pensavo a qualcosa che potesse durare nel tempo. La musica è stata la via più diretta per esprimere quello sfrigolio che mi sentivo addosso, specialmente il rap, perché se non fosse stato per il rap i dischi non li avrei mai fatti. Il rap è stata la grande novità della musica mondiale.

Non so perché il rap mi fece impazzire, parlo della fine degli anni ’70, quando era ancora un prototipo di genere musicale.

Musicalmente gli anni ’80 sono stati quello che tutti sanno, una vera esplosione di creatività di capigliature e di spalline. Avevo già cominciato a mixare di tutto: mi ero appassionato al mestiere di disc jockey proprio per la possibilità che mi dava di mischiare e frullare le cose all’infinito, non solo la musica, di creare quelle che tanti anni dopo avrei definito “sequenze di senso” partendo da elementi preesistenti di ogni tipo. Il mondo era analogico ma io ero già digitale nell’anima.

Sono il terzo figlio, e si dice che il terzo figlio sia quello che si libera dalle grinfie dei genitori e va a cercare il mondo. Non so quanto sia vero in generale, ma per me lo è stato.

Mi ero iscritto all’Università: lettere moderne discipline dello spettacolo. Era stata la parola spettacolo associata alla parola discipline ad attrarmi, ma non se ne poteva fare niente: avevo ricevuto la chiamata di Claudio Cecchetto, il capo dei capi del mio mondo, che era il mondo delle radio private, dei disc jockey, dei produttori dance, degli innovatori. Era settembre, faceva caldo. Claudio mi chiamò alle tre del pomeriggio, alle quattro avevo deciso di lasciare tutto e andare.

Andavo verso Milano, Radio Deejay, Deejay Television, il massimo del massimo per uno con le mie ambizioni. Arrivammo a Cinisello Balsamo, e lì c’erano gli studi di Deejay Television. 1988, dal Rolling Stones di Milano il sabato pomeriggio va in onda 1 2 3 Jovanotti.

Io credo che il fatto di non aver mai avuto una mia “cameretta” in casa, il fatto di essere cresciuto indossando i vestiti smessi dei miei fratelli maggiori mi aveva iniettato una voglia di indipendenza feroce, e una certa fretta. Volevo farcela, e ce l’avrei fatta, anche se non sapevo cantare e non sapevo suonare nessuno strumento.

Non so praticamente niente di come si fanno le canzoni, anche se ne ho fatte più di trecento. Ogni volta che sono arrivato alla fine di una canzone, a volte impiegandoci tre minuti altre volte dieci anni, ho avvertito la sensazione di aver scoperto qualcosa che prima non esisteva in me.

La mia storia artistica di questi 25 anni si divide in prima e dopo la mia vita di coppia con quella che poi è diventata mia moglie: Francesca. In parole povere prima era una cosa, poi è diventata tutta un’altra storia.

Un giorno di qualche anno fa, il 6 Settembre 2008, dopo che stavamo insieme già da 14 anni io e Francesca ci siamo anche sposati, e nostra figlia Teresa ha suonato il violino in chiesa davanti a tutti gli invitati.

Alla fine degli anni ’90 è nata Teresa ed è cominciato tutto un’altra volta. La musica durante gli anni in cui lei era piccola è passata sullo sfondo, mi piaceva fare il babbo, non avrei voluto fare altro.

Sono diventato famoso nel mio paese che ero un ragazzino o poco più. Ho cercato, e non so se ci sono riuscito, di sviluppare la capacità di guardare anche mentre tutti guardavano me, e questa la considero una vera sfida. Non so se è una sfida vinta, ma di sicuro ha generato una bella energia in me.

Ho la fortuna di pensare istintivamente bene delle cose, fino al limite estremo in cui a volte ho dovuto ricredermi. Raramente, meno male. Gli stronzi esistono, ma sono in minoranza , e non prevarranno”.

Grande Jovanotti, in bocca al lupo per il futuro artistico. Siamo pronti ad accogliere un prossimo album e a cantare a squarciagola le sue canzoni!

Articolo realizzato da Cristiana Lenoci

 

 

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Autore
Cristiana Lenoci
Mi chiamo Cristiana Lenoci, sono laureata in Giurisprudenza e specializzata nel campo della mediazione civile. La mia grande passione è la scrittura, ho maturato una discreta esperienza sul web e collaboro per diversi siti. Ho anche frequentato un Master biennale in Giornalismo presso l'Università di Bari e l'Ordine dei Giornalisti di Puglia.

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