Sempre più persone, oggi, manifestano disturbi da ansia e stress. Gli esperti prescrivono la lentezza come “medicina” per prendersi cura di sé sia fisicamente che psicologicamente. Proprio a sostegno dell’assunto che nel momento storico che viviamo la lentezza è un valore e non un lusso, si organizzano eventi e festival su questo argomento, e a Maggio scorso si è celebrata la Seconda Giornata Mondiale della Lentezza.
Gli effetti negativi dello stress
Nel pensiero comune il concetto di “lentezza” ha assunto connotazioni più negative che positive. Ma i ritmi eccessivi sollecitano sempre più la mente e il corpo nella nostra quotidianità, e sempre più spesso lo stress colpisce sia gli adulti che i bambini. La natura umana, invece, non è programmata per andare sempre veloce: una parte di essa è impostata su una lentezza spontanea. Nello specifico, sono il cervello e il sistema nervoso a soffrire di più quando siamo costretti a sostenere per troppo tempo dei ritmi sostenuti.
Tra i primi segnali fisici vi sono malattie cardiovascolari, disturbi gastrointestinali, gastrite nervosa, processi infiammatori. L’eccesso di fretta come abitudine può fare ammalare anche la mente, strettamente legata al corpo attraverso il sistema nervoso periferico. Ansia, depressione e attacchi di panico, ma anche disturbi alimentari come anoressia e bulimia, possono essere la conseguenza di una vita vissuta “a 100 all’ora”.
In famiglia: insieme per stare meglio
Anche nella vita familiare si va sempre troppo veloci. E’ quindi importante ritagliare dei momenti “dedicati alla lentezza”, da vivere insieme al partner e/o ai figli: un gioco di società, una passeggiata, un pic-nic per “rallentare” tutti insieme e condividere un’esperienza di benessere.
Al lavoro: meglio prendersi una pausa
Essere più produttivi o fornire migliori performance sul lavoro non è sinonimo di crescita personale. Troppo spesso confondiamo i risultati in ambito professionale con il valore che diamo a noi stessi. Di per sé “andare veloci” non ha controindicazioni, ma non deve diventare una prassi. Si può accelerare il ritmo in alcuni momenti, ma poi è bene far seguire un periodo di recupero, proprio come se si trattasse di un allenamento sportivo.
L’importante è non eccedere o non cercare di dare il 100% con costanza. Prenderla con più calma (fermarsi a bere un caffè con i colleghi, lasciare libera la mente di divagare, concedersi una passeggiata nella pausa pranzo) migliora la produzione di endorfine e le performance dei canali neuronali.
Nello sport: è necessario non strafare
Durante una grande fatica fisica per un tempo prolungato il nostro corpo produce cortisolo, l’ormone dello stress. Sottoporsi a sessioni sfiancanti in palestra, allenarsi anche quando non si ha né voglia né energia, percorrere molti chilometri di corsa o in bicicletta sforzandosi di superare i propri limiti può avere effetti negativi su corpo e mente.
Nello sport può essere adeguata un’attività sia veloce che lenta, a patto che venga svolta con piacere, soddisfazione e un bilanciamento di energie lavoro-fatica-priva privata che sia di segno positivo e non in deficit. Alcune attività come camminare, nuotare, giocare a golf sono un ottimo compromesso per scaricare lo stress e rilassare la mente, perché consentono sia di regolare il proprio ritmo fisico, sia di lasciare la mente libera di vagare dove vuole.
Un libro sulla lentezza
Il libro che vi proponiamo non è un manuale, ma una vera e propria “lezione di vita” che esorta il lettore, anche in modo divertente e con uno stile fresco, a rallentare il ritmo e riscoprire il piacere di aspettare, passeggiare senza una meta, leggere, scrivere, sognare, gustare un buon vino o il proprio piatto preferito, ma anche ascoltare gli altri e rivolgere maggiore attenzione a ciò che ci circonda.
Secondo l’autore di questo interessante volume, solo “regalandoci del tempo” possiamo vivere ogni giorno fino in fondo, assaporandone ogni istante. In libreria: “Sul buon uso della lentezza. Il ritmo giusto della vita” di Pierre Sansot, Edizioni “Il Saggiatore”, euro 13.00.