
essere felici-fonte foto: web
Essere felici non è solo un fattore di Dna. Lo dicono le neuroscienze, che studiano metodologie e tecniche per allenare il cervello ad aumentare la capacità di reagire agli eventi quotidiani con ottimismo e positività. La felicità dipende al 40% dal modo in cui affrontiamo le cose, se definiamo positivo o negativo, piacevole o spiacevole ciò che accade, che abbiamo davanti. La felicità è un allenamento che mettiamo in atto per abituarci ad elaborare più pensieri positivi che negativi, a vivere e memorizzare con maggiore facilità le emozioni positive e, guardando la propria vita, avere la sensazione di serenità nel suo complesso. Come tutti gli allenamenti comporta soddisfazioni e fatica, bisogna mettere in atto un cambiamento, dire a se stessi “Voglio imparare ad essere felice”, e incominciare ad agire. Ci sono però alcune tecniche che insegnano a farlo.
Un aspetto importante è riconoscere gli auto-sabotaggi, ossia tutti quei comportamenti che mettiamo in atto automaticamente e che ci allontanano dal concetto reale di felicità. Per esempio, la convinzione che la felicità arrivi da fuori: dalle cose (una bella automobile, la casa, gli strumenti tecnologici), dagli altri (se incontro la persona giusta, se sono molto amato/a) oppure dalla propria immagine corporea.
Il pensiero positivo aiuta anche sul lavoro. Gli imprenditori si sono accorti che, con metodologie e strumenti mirati, si può ottenere un aumento delle capacità mentali, raggiungere la serenità e non cadere nello stress. Le lavoratrici e i lavoratori felici sono più produttivi, hanno prestazioni migliori, buoni rapporti con i colleghi ed è anche meno probabile che si assentino per malattia. Le più recenti ricerche affermano che le persone felici portano questa loro visione della vita anche in azienda e, che come un virus buono, la trasmettono ai colleghi. Inoltre il pensiero positivo produce dopamina e serotonina, due neurotrasmettitori che aumentano la capacità creativa, la gestione dello stress, la lucidità mentale. Le aziende guidate da manager consapevoli dell’importanza del pensiero positivo, che lo applicano e lo incoraggiano, possono godere di un clima aziendale più produttivo e sereno.
Essere felici sul lavoro e nella vita privata non vuol dire prendere le cose “alla leggera”, ma allenarsi ad essere realisti e ad avere “obiettivi sfidanti”, accettare sia le proprie capacità che i limiti, e volersi bene in quella giusta dose che spinge a sviluppare le potenzialità, a renderle visibili. Einstein diceva che il vero pazzo è colui che compie sempre la stessa azione aspettandosi un risultato diverso. Crediamo di sapere che cosa può farci felici e che cosa no, ma spesso ci manca la volontà di perseguire i nostri bisogni più autentici. La volontà si costruisce con la pratica: più ci esercitiamo in qualcosa più diventa facile farlo. Con l’aiuto delle tecniche di memorizzazione, della psicologia positiva, del mindfulness (la consapevolezza di pensieri, azioni e motivazioni), il percorso diventa più facile.
I libri che insegnano ad essere felici
“Pensare positivo” di Carmen Meo Fiorot, edizioni Giunti Demetra 2014.
“La felicità in tasca” di Tal Ben Shahar, edizioni Newton 2014.
“Il gusto di essere felici” di Matthieu Ricard, edizioni Pickwick 2014.
“La felicità non si trova, si crea. La felicità non dipende da ciò che manca, ma dal modo in cui ci serviamo di ciò che possediamo” (Aranud Desjardins)
Articolo realizzato da Cristiana Lenoci