Riprendiamo la pubblicazione di storie e racconti su Iocelhofatta, e siamo molto contenti di farlo proponendovi l’intervista a Gianluca Russo, un atleta cinquantenne originario della Puglia. Insegnante di educazione fisica e appassionato di sport e di jogging in particolare, Gianluca ha corso nove maratone (ma si appresta a correrne una decima nel mese di Marzo), pratica triathlon e ha partecipato a due Water Raid (gara sportiva a squadre della durata di una settimana, costituita da discipline diverse: nuoto, canoa, mountain bike). Il suo “curriculum sportivo” è degno di un atleta “caparbio e ostinato” (come lui stesso si definisce), ma quello che più ci ha colpito nel suo racconto è il fatto che in lui la passione sportiva si lega alla scoperta della natura come luogo ideale per vivere a pieno sensazioni forti e vitali.
R: Ciao, Gianluca. Parlaci un po’ di te.
G: Sono nato a Cerignola, un paese della provincia di Foggia, e tra poco più di un mese compirò cinquanta anni. Sono un insegnante di educazione fisica appassionato di sport e di corsa in particolare. Pratico sport fin da adolescente: la mia prima corsa è stata a 16 anni, ai Giochi della Gioventù, invogliato da un professore del liceo classico che frequentavo. Da allora non ho più smesso, o quasi. Ho partecipato a nove maratone (ho corso anche a New York ed Helsinky, e alla maratona di Firenze del 1990 ho ottenuto un primato di 3 ore e 1 minuto), e praticato tante diverse discipline sportive, quali il nuoto, la canoa, l’arrampicata sportiva. Ho arrampicato per anni sulle falesie più belle del Gargano, nei pressi di Manfredonia, o sulle ripe rosse di Mattinata e Rignano Garganico.
Ho attraversato la rigogliosa natura del promontorio del Gargano in mountain bike in soli quattro giorni e ho praticato trekking a piedi per i sentieri ancora inesplorati in vari periodi dell’anno. Il Gargano è uno dei territori che più mi affascina, per questo ci sono tornato spesso e in situazioni diverse. Poi, a 40 anni, ho scoperto il Triathlon: nuoto, bici e corsa in un’unica gara, e mi sono appassionato a questa disciplina, che mi ha regalato nuovi amici e tanto divertimento.
R: Il Gargano ti ha visto protagonista di un’impresa in solitaria nel 2007. Ci racconti come è andata?
G: Nell’estate del 2007 il Gargano è stato colpito da incendi disastrosi che devastarono alcuni splendidi posti sia sulla costa che all’interno. Così, per sensibilizzare l’opinione pubblica sulla necessità di proteggere i parchi naturali dagli incendi, decisi di percorrere la costa del Gargano alternando il nuoto alla corsa in solitaria, da Rodi Garganico a Mattinata in cinque giorni. Ho chiamato quell’impresa “Gargano Raid”. L’anno dopo, nel 2008, ho percorso 250 km in sei giorni andando da Maruggio (Ta) fino ad Otranto, sempre a nuoto e di corsa.
R: Questa seconda impresa nel Salento cosa ha di diverso dalla prima, a parte la location?
G: Dopo la prima esperienza, il Salento mi ha trovato più accorto e preparato: mi sono procurato una sacca stagna in cui conservare le scarpette per correre, due magliette, un pantaloncino, documenti e niente più! Al campeggio ho sostituito comode stanze d’albergo e al posto di panini mangiati al volo piatti caldi al ristorante. Quel momento davvero unico per me, direi magico, si chiamò “Salento Lungomare”. Non sono riuscito a ricavarne un libro, mi è rimasta solo l’intervista di un giornalista svizzero con il quale ho condiviso circa due ore di nuoto, partendo da Porto Badisco.
R: Poi, nel 2010, torni sul Gargano. Stavolta non a piedi, ma con la canoa. Raccontaci come è andata.
G: Non essendo abbastanza allenato, decido di portare con me una valida alternativa ai piedi: una canoa. Nella canoa trasporto un sacco a pelo, la tenda, viveri e poco altro. A questa esperienza ho dato il nome di “Gargano Wild”, per ricordare il magnifico film “Into the wild” che è il mio preferito! Per cinque giorni nuoto e pagaio in solitaria, dormendo su spiagge raggiungibili solo via mare, senza luce, senza compagnia, seguendo i ritmi del giorno e della notte. I miei soli amici? I gabbiani e le onde del mare. Scelgo però il mese meno opportuno per questo genere di cose, Agosto. Sono troppi e diportisti e i barconi che portano i turisti a visitare le grotte.
E’ impagabile la sensazione di restare solo in mezzo al mare, spostandomi solo con le mie braccia e le mie gambe, seguendo una tabella di marcia che io stesso ignoro. Mangio appena sopraggiunge la fame, dormo quando mi si chiudono gli occhi dal sonno e riposo quando il mio corpo me lo chiede. Questa, come le altre che ho già fatto, non è un’esperienza estrema: rappresenta solo, in concreto, ciò che io sento di fare e quello che sono: vivere in assoluta libertà per scampoli di giorni lontano dalla gente, diventando una “cosa” in mezzo al mare. Poi, una volta montata la tenda su una spiaggia qualunque poco frequentata, posso distendermi a gustarmi la magia di un cielo stellato. L’alba mi attende per riprendere il mio cammino, mi tocca nuotare anche cinque o sei ore di seguito. E durante la traversata, mi metto a pensare.
R: Quali sono le sensazioni che ricordi più nitidamente di queste esperienze solitarie?
G: Durante i giorni in solitaria decido di non utilizzare il cellulare, tranne che per avvisare la mia compagna e i miei familiari che sono ancora vivo e va tutto bene. Ricordo di avere avuto una sensazione del tempo assai rarefatta e diversa dal solito: tra il nuoto e il riposo in spiaggia le giornate passavano in fretta. Mi è capitato spesso di pregare, ritrovandomi a ringraziare Dio per darmi l’energia e per farmi godere a pieno di questi momenti. Ho vissuto attimi di smarrimento, ma sono durati poco. La solitudine e il silenzio del mare mi regalano un senso di quiete, e sento di poter dare un senso alla mia esistenza nel preciso istante in cui sto vivendo. Le spiagge deserte e le grotte del Gargano mi invitano a assaporare la loro bellezza. Mi sono spesso sentito un tutt’uno con la natura che mi circondava, una sensazione davvero impagabile e che non riuscirei a descrivere. Bisogna provarla sulla propria pelle!
R: Come finisce l’impresa? Raccontaci l’ultimo giorno di “vacanza”.
G: L’ultimo giorno ha un sapore amaro, ma è necessario tornare a casa. L’ultima tappa prevista è la bellissima Mattinata, devo raggiungere la punta a Sud, si chiama Punta Grugno. Qui mi aspettano per brindare la mia amatissima compagna, suo figlio e una coppia di amici. Ad un certo punto, mentre sto per arrivare al luogo previsto per l’appuntamento, vedo arrivare un canotto della Guardia Costiera. Mi avevano avvistato in mare e mi avevano seguito per chiedermi come stavo! Ho subito tranquillizzato i conducenti dell’imbarcazione che hanno voluto conoscere i dettagli della mia impresa. Per varie circostanze, “Gargano Wild” è stata l’ultima esperienza del genere, altre ne ho progettate, ma non ancora realizzate.
R: Quali sono i tuoi progetti futuri, al compimento dei tuoi 50 anni (portati benissimo, tra l’altro)?
G: Per festeggiare come si deve il mio 50° compleanno, il prossimo 23 Marzo 2014 correrò insieme a Concetta, la mia amatissima compagna, la Maratona di Roma (42 km). Sarà un’altra bella occasione per esprimere ancora una volta la mia forza, la mia energia e il mio grande amore per la vita!
Dobbiamo ringraziare Gianluca per il suo splendido racconto, ma anche lui dice grazie a noi perché per la prima volta ha deciso di raccontarsi. In bocca al lupo!
Intervista realizzata da Cristiana Lenoci
Che uomo!
Ti sei dimenticato di dire che la tua era l’unica palestra che aveva una libreria piena zeppa di libri di sport.
E questo la dice lunga su come intendi lo sport.
I 50 sono fisici, non mentali.
Ciao
Mik el One