Diciannove anni ed un viso segnato dal coraggio e dal dolore. Eduard Kamano è un ragazzo come tanti, che fugge dalla guerra assurda del suo Paese per raggiungere l’Italia. Nel villaggio della Guinea in cui è nato, Eduard trascorre le giornate a rincorrere e dribblare il suo pallone. I genitori decidono di affidarlo ad un agente per farlo giocare in Libia. Qui, però, scoppia la guerra civile e il ragazzo è costretto a fuggire.
Nel 2011 Eduard sale su un barcone con altre trecento persone, tutte con lo stesso desiderio di trovare una vita migliore. Ma lui, Eduard, vuole diventare un bravo calciatore e guadagnare soldi per aiutare la sua famiglia.
Dopo lo sbarco in Sicilia, Eduard viene affidato ad una struttura di accoglienza di Foggia, il Villaggio “Don Bosco” dell’Associazione Emmaus. Qui, i volontari si accorgono della sua bravura nel giocare a calcio e gli procurano un provino nella squadra del Manfredonia. Di questa esperienza Eduard ricorda: “I ragazzi con i quali mi preparavo potevano bere e mangiare, io invece no perché sono musulmano e mi trovavo nel pieno del Ramadan”.
Dopo qualche mese, ad Agosto, i sacrifici e gli sforzi di Eduard vengono ripagati: riesce a tesserarsi nel San Severo. Da qui arriva la svolta: un osservatore del Chievo lo vede giocare, e lo chiama ad entrare nella squadra del Lumezzane, in serie C1.
Il futuro di questo ragazzo non può che essere roseo: lo sguardo è fiero e determinato, i numeri ci sono tutti: 78 kg, 186 cm, abile e veloce centrocampista. I ricordi del villaggio in cui è vissuto e delle sofferenze subite non lo abbandonano mai, anzi lo hanno reso a tutti gli effetti una persona migliore.
Cristiana Lenoci