
agricoltura-biologica fonte foto coltivarefacile.it
Gli italiani tornano alla terra, e a farlo sono soprattutto i più giovani. L’agricoltura sta rivivendo una seconda giovinezza: a trainare il settore sono soprattutto i prodotti biologici, per i quali gli italiani si dichiarano disposti a spendere più del solito pur di essere sicuri di consumare prodotti certificati, controllabili e tracciabili. Quali sono i passi da seguire per aprire un’azienda agricola biologica? Lo spieghiamo qui di seguito in questa guida.
Innanzitutto partiamo dalla definizione di “agricoltura biologica”, che è un metodo di coltivazione e di allevamento che ammette esclusivamente l’impiego di sostanze naturali e non di quelle chimiche, come insetticidi e diserbanti. Alla base vi è un modello di produzione che evita lo sfruttamento eccessivo delle risorse naturali, privilegiando la biodiversità, la salvaguardia delle razze animali, i ritmi dei terreni, l’attenzione verso l’ambiente il sociale. A livello legislativo comunitario l’agricoltura biologica è disciplinata dal Regolamento Cee 2092/91, sostituito poi dai Re. Ce 834/07 e 889/08, mentre a livello nazionale si fa riferimento al D.M. 18354/09.
A dispetto della crisi economica, il 45% degli italiani acquista prodotti biologici. A crescere sono soprattutto pasta, riso e sostituti del pane (+ 73%), zucchero, caffè e bevande (+ 37%), aceti (+ 23,5%), omogeneizzati (+ 21%), ortofrutta fresca (+ 11%).
Sono 40 mila le nuove aziende agricole che si sono aperte 2013 e il 2014, di cui ben 17 mila solo da Gennaio di quest’anno. A confermare questo trend il Bioreport 2013, secondo cui le aziende bio sono guidate per il 22% da persone tra i 20 e i 39 anni e per il 17% da laureati. Proprio la massiccia presenza di giovani aiuta queste aziende ad aprirsi alle nuove tcnologie: il 15,6% di queste imprese è informatizzato, il 10,7% ha un sito web e il 5,2% ha un portale e-commerce.
Cinque step per aprire un’azienda agricola biologica
E’ bene sapere che l’impresa, prima di definire i propri prodotti provenienti da agricoltura biologica, deve rispettare un periodo di conversione di circa due anni per le attività di coltivazione e di tre per quelle di allevamento, a partire dalla data di notifica. Si tratta di una sorta di “disintossicazione” del terreno dalle attività precedenti. Solo al termine di tale periodo di conversione l’azienda potrà usare il logo riconosciuto dall’Unione Europea.
1) Riflettere sulla scelta: aprire un’azienda di questo tipo non risponde solo ad una scelta imprenditoriale, ma anche ad una volontà di seguire uno stile di vita ben preciso. Si tratta, infatti, di un orientamento volto alla tutela delle risorse del territorio, con un impatto ambientale ed etico molto forte. E’ quindi indispensabile comprendere prima di tutto perché si decide di avviare un’attività del genere;
2) Orientare l’attività: si può cominciare con un’attività di coltivazione, di allevamento, o entrambe. Mentre per un’impresa di coltivazione non sono indispensabili terreni molto estesi, mentre per una di allevamento sono necessari maggiori investimenti in termini di strutture e superfici (stalle, capannoni, macchine agricole, ecc.);
3) Registrare l’impresa: dopo aver scelto il tipo di formula giuridica, bisogna iscrivere l’azienda al registro delle imprese della Camera di Commercio di riferimento sul territorio. Al momento di tale iscrizione l’azienda è tenuta ad aprire il “fascicolo aziendale”, che è una specie di carta di identità dell’impresa che racchiude tutte le informazioni principali, dall’elenco dei terreni fino ai fabbricati;
4) Certificare la produzione: per ottenere il riconoscimento di “azienda agricola biologica” è necessario compilare la “notifica di attività con metodo biologico”, un modulo che viene inviato alle autorità competenti, iscrivendo di fatto l’impresa nell’elenco degli operatori biologici italiani. Nella notifica l’azienda dovrà anche comunicare l’organismo di certificazione scelto, il cui codice verrà riportato sull’etichetta;
5) Con la presentazione della Scia (Segnalazione certificata di inizio attività) l’azienda agricola può partire.
Purtroppo le lunghe trafile burocratiche spesso scoraggiano gli imprenditori, che si trovano inoltre a sostenere costi per la certificazione da parte degli organismi di controllo, che continuano a vigilare sulle imprese con visite ispettive periodiche.
Per fortuna ci sono novità positive in arrivo dal prossimo 2015. Nei primi mesi del nuovo anno saranno infatti pubblicati i bandi del Programma di sviluppo rurale 2014/2020, che permetterà alle aziende di accedere ai finanziamenti provenienti dal Feasr (Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale), da risorse nazionali e regionali e private. Obiettivi del programma sono: l’innovazione del settore agricolo, il potenziamento della redditività e della competitività delle aziende, la promozione dell’organizzazione della filiera, la preservazione degli ecosistemi e l’incentivo ad un utilizzo efficiente delle risorse energetiche.
Ad aiutare gli aspiranti imprenditori agricoli a districarsi nella burocrazia ci sono i tutor di Coldiretti giovani impresa: si tratta di giovani imprenditori e professionisti presenti su tutto il territorio italiano, a disposizione per fornire indicazioni e consulenza non solo sulle pratiche burocratiche, ma anche sui corsi di formazione e i finanziamenti. L’elenco dei delegati regionali si trova su giovanimpresa.coldiretti.it/tutors.
Articolo realizzato da Cristiana Lenoci