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Chiara Pilurzi: dalla malattia alla realizzazione di un sogno

Nonostante la sua giovane età, Chiara Pilurzi è già una donna con un passato “ingombrante”. Nata nel 2000, la giovane ha il morbo di Cooley, una terribile malattia del sangue. Gran parte della sua vita la passa in ospedale, Oggi è guarita e vive, finalmente, come una qualsiasi ragazza della sua età. “Fin da bambina ho imparato a convivere con il fatto che il mio sangue aveva qualcosa che non andava, e per questo dovevo cambiarlo ogni giorno-racconta Chiara- così sono cresciuta in ospedale, sempre circondata dalla mia splendida famiglia. L’anno scorso la svolta: il trapianto. Adesso assaporo la bellezza della quotidianità: frequentare la scuola, avere un ragazzo, uscire con le amiche.”

Chiara aveva un sogno, ed è riuscita a realizzarlo, dimostrando non solo di avere talento, ma anche una grande generosità d’animo. “Nei reparti pediatrici ho imparato che i bambini hanno bisogno di allegria, di spensieratezza. I camici bianchi, invece, mettono tristezza. Durante le degenze in ospedale gli unici amici sono i medici e gli infermieri, persone fantastiche ma pur sempre adulti! Mentre ero ricoverata mi è venuta un’idea: perché non aggiungere colore ai camici, come è già stato fatto con le mascherine? Così ho cominciato ad abbozzare qualcosa, visto che sono stata sempre appassionata di moda. Di questa mi piace soprattutto lo stile attraverso cui si esprime: ammiro le persone che ne hanno uno ben definito, personalissimo.”

“Il progetto per l’ospedale “San Matteo” di Pavia è nato così: ho osservato le divise delle infermiere, le ho schizzate sul mio block notes, apportando giusto qualche modifica. I bambini mi hanno chiesto di colorarle, poi loro stessi hanno proposto fantasie, tonalità, immagini”. Le divise di Chiara sono diventate realtà, grazie all’impegno di un gruppo di persone che ha creduto nel suo sogno. Tra i promotori dell’iniziativa vi è “SoleTerre”, la Onlus che offre sostegno e cure per i bambini malati di cancro e la Fondazione Giulia Maranotti, intitolato alla madre del patron di Max Mara (che ha contribuito materialmente alla realizzazione delle divise per gli operatori sanitari).

Nei lunghi periodi di degenza, inoltre, ho capito che i camici indossati dai medici e dagli infermieri spesso non sono funzionali. Ad esempio le tasche, sempre colme di oggetti, potrebbero rompersi rovesciando il contenuto per terra. Con lo staff della Fondazione ho studiato la soluzione: tasche con asole interne per non perdere nulla”.

Il 19 Dicembre scorso sono state consegnate 104 divise per 52 operatori. Altrettante magliette, con il medesimo disegno, sono state regalate ai piccoli pazienti del reparto di Oncoematologia del Policlinico.

Sono così contenta ed emozionata, che, forse, non voglio di più. Poi c’è un altro sogno che sta per avverarsi: quest’estate andrò al mare con le mie amiche e finalmente, al posto di una sacca di sangue per trasfusione, avrò un trolley proprio come le mie coetanee”, conclude Chiara.

Alla quale facciamo un grande in bocca al lupo!

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Autore
Cristiana Lenoci
Mi chiamo Cristiana Lenoci, sono laureata in Giurisprudenza e specializzata nel campo della mediazione civile. La mia grande passione è la scrittura, ho maturato una discreta esperienza sul web e collaboro per diversi siti. Ho anche frequentato un Master biennale in Giornalismo presso l'Università di Bari e l'Ordine dei Giornalisti di Puglia.

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