La Capitanata, in Puglia, è una zona fortemente esposta a fenomeni di caporalato e sfruttamento del lavoro dei braccianti agricoli. L’associazione ambientalista Terra! ha voluto proporre un’alleanza tra aziende sostenibili e lavoratori migranti, con l’obiettivo di uscire dal “ghetto” e rilanciare l’agricoltura attraverso l’inserimento lavorativo e la formazione. Si tratta di un progetto “virtuoso” che mira a richiamare l’attenzione sulla necessità di misure preventive per la trasparenza delle filiere.
In cosa consiste il Progetto
E’ partito il 5 Luglio scorso il progetto di inclusione sociale promosso dall’associazione Terra!, la Onlus che ha sede a Roma e che ha voluto realizzarlo in Puglia, terra da sempre nelle mani di caporali che sfruttano la manodopera. E se ai tempi del sindacalista Di Vittorio ad essere sfruttati erano i “cafoni” locali, oggi al loro posto ci sono migliaia di lavoratori stranieri. Attraverso lo stanziamento di borse lavoro retribuite, i lavoratori migranti saranno inseriti per 10 mesi all’interno di alcune aziende biologiche selezionate nella zona di Cerignola, un centro agricolo della provincia di Foggia. Tra queste, le cooperative sociali “Altereco” e “Pietra di Scarto”, che operano da anni su beni confiscati alla mafia.
Durante il tirocinio ogni partecipante al progetto sarà supportato da un gruppo di docenti selezionati da Terra! che- in aula e sul campo- offriranno un percorso di formazione professionale in ambito agricolo, nonché approfondimenti sulla legislazione vigente in termini di contratti di lavoro e permessi di soggiorno. Alla fine di questo percorso datori di lavoro e lavoratori studieranno e realizzeranno insieme un prodotto etico e trasparente, i cui proventi saranno reinvestiti per garantire la continuità del rapporto lavorativo una volta terminato il tirocinio. I lavoratori, per tutta la durata del progetto, alloggeranno all’interno del contesto urbano di Cerignola, in una consona soluzione abitativa.
Le aziende partner del Progetto
Oltre alle cooperative sociali “Altereco” e “Pietra di Scarto” che gestiscono due terreni confiscati alla mafia, altre aziende hanno aderito all’invito di Terra! a partecipare al progetto di inclusione sociale “In Campo! Senza caporale”. Si tratta di aziende agricole biologiche di Cerignola (Fg): azienda agricola Domenico Russo, azienda agricola Roberto Merra, Azienda Aquamela bio di Vito Merra. Durante il percorso di inserimento lavorativo le aziende e i tirocinanti lavoreranno insieme in vista dell’obiettivo comune della realizzazione di un prodotto agricolo trasformato da lanciare a marchio unico sul mercato. Il progetto è sostenuto dal Fondo di Beneficenza Intesa Sanpaolo.
Eliminare il caporalato è possibile
“Mentre il Ministro dell’Agricoltura Centinaio dichiara di voler svuotare la legge sul caporalato, siamo alle porte di una nuova stagione di raccolta del pomodoro, e ancora una volta migliaia di persone saranno costrette a lavorare per intere giornate sotto il sole, senza tutele e senza diritti”- spiega Fabio Ciconte, direttore di Terra!- Con questo progetto vogliamo dimostrare che un altro modo di fare agricoltura è possibile. Restituire dignità ai lavoratori agricoli segregati nei ghetti non è soltanto un atto dovuto, ma può diventare il primo passo verso il rilancio di un’agricoltura di qualità, senza caporalato.
“Garantire completa trasparenza nei prezzi e nell’etichettatura può consentire al consumatore di orientare le politiche della grande distribuzione e dell’industria, riducendo fenomeni come il caporalato ed il lavoro nero. Invece di affossare la normativa, Governo e Parlamento agiscano sulle cause dello sfruttamento. Lo abbiamo chiesto in una lettera aperta inviata a tutti i parlamentari, ora vogliamo risposte!”– conclude Ciconte.