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Angela: sono libera dall’anoressia

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Ho conosciuto Angela C. qualche anno fa, durante un corso professionale. Il sorriso contagioso e la sua allegria mi hanno colpito all’istante: abbiamo subito legato, in pochi giorni siamo diventate amiche, empaticamente unite da interessi  e modi di vivere comuni. Un giorno, mentre eravamo in un parco in pausa pranzo, mi ha raccontato la sua storia.

“A quindici anni pesavo venticinque chili, lo specchio ogni mattina rimandava un’immagine di me che non accettavo. Volevo dimagrire, mi sentivo goffa e sempre inadeguata ad affrontare qualunque situazione della vita.

Durante le scuole superiori è cominciata la mia discesa nell’abisso dell’anoressia, non riuscivo a mangiare nulla senza provare il desiderio di liberarmene subito dopo, proiettavo tutte le mie attenzioni sul cibo per poi rifiutarlo.

Nonostante il mio peso piuma, io continuavo a percepirmi grassa e brutta, non avevo più amici, nessuno mi cercava, nessuno mi trovava interessante. Mio padre e mia madre, sempre occupati per lavoro, si accorsero che stavo deperendo a vista d’occhio, la psicologa che mi curava gli disse: quello di vostra figlia è un grido di aiuto.

E la loro risposta fu: eppure Angela è una ragazza fortunata, ha tutto quello che desidera, compresa la paghetta del sabato, che può spendere per andare al cinema o in discoteca. Possibile che non si accorgevano che ero sempre chiusa in casa, e per di più rintanata nel bagno a controllare ogni minimo spostamento dell’ago sulla bilancia? “.

Angela racconta la sua adolescenza trascorsa nel vicolo buio dell’anoressia e sembra serena. Ora può esserlo, visto che si tratta del passato, ormai. “Ricordo mesi e mesi trascorsi vicino al termosifone, avevo sempre freddo e stavo perdendo la forza nelle braccia e nelle gambe.

C’erano giorni in cui mio fratello più grande era costretto a prendermi in braccio per farmi salire le scale. Fu allora che il medico e la psicologa mi chiamarono un giorno per dirmi che la mia vita era in pericolo. Le loro facce erano serie, i miei genitori erano accanto a loro e mia madre piangeva. La psicologa mi propose di intraprendere una cura, avrei dovuto lasciare la mia famiglia ed entrare in una comunità per ragazze con disturbi alimentari.

Dopo una settimana preparai la valigia per partire a Lecce. Non sapevo cosa mi aspettava, ma ormai era tutto così grigio che non riuscivo più a provare alcuna emozione. Neppure la tristezza di allontanarmi da casa, dalle abitudini, dai miei genitori-fantasma, da mio fratello che si ostinava a farmi da padre”.

In questa comunità leccese Angela ha ritrovato se stessa, condividendo il suo problema con tante ragazze della sua età. “Ho conosciuto amiche vere e disinteressate, ho cominciato a pensare più a riempire il mio essere che guardare allo specchio il mio corpo”.

Dopo due anni di terapia, Angela ha trovato la forza di andare a vivere con alcune amiche. Poi l’incontro con Massimo, due anni dopo, e la nascita di suo figlio Simone ad un anno dal matrimonio.

“L’anoressia è un tunnel nero che quando lo si vive sembra senza uscita. Invece poi ti accorgi che l’uscita c’è, che puoi riuscire ad amare finalmente il tuo corpo e quello che hai dentro”, conclude Angela.

Ora Angela aiuta le ragazze che hanno disturbi alimentari e collabora con un consultorio. Niente può darle maggiore gratificazione di questo lavoro: “Se ce l’ho fatta io, tutte possono farcela: basta cambiare il modo di percepire la vita e se stessi di fronte ad essa”, dichiara convinta.

Cristiana Lenoci 

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Autore
Daniele Orlandi
Daniele Orlandi
Giornalista pubblicista, mi occupo di comunicazione in tutte le sue forme. Laureato in Comunicazione Digitale collaboro con testate giornalistiche (quotidiani e settimanali, cartacee e online) e sono specializzato in comunicazione sul web, S.E.O., contenuti editoriali indicizzabili sui principali motori di ricerca, comunicazione in real time. Lavoro da tempo con il team di Articoliinvendita, occupandomi della creazione di contenuti editoriali per il web e la carta stampata.

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