
2015: è l’anno della sharing economy
Condividere la bicicletta o l’automobile, barattare un armadio per un abito, fare la spesa dai produttori locali anziché al supermercato. Prima che iniziasse la crisi economica, la sharing economy, cioè l’economia di condivisione, e il ritorno a pratiche “antiche” come gli acquisti di seconda mano e la spesa sfusa sembravano ormai lontani dalla nostra realtà. E invece la loro diffusione oggi risponde anche al desiderio di migliorare il proprio stile di vita, abbracciando usi e costumi più etici e consapevoli. Ecco dieci abitudini che ci farebbe bene seguire per il nuovo anno che si affaccia.
Il bike sharing: sempre più amanti della bicicletta scelgono di optare per questo utile servizio. Il meccanismo è semplice: basta abbonarsi (il costo è di circa 30 euro all’anno) e dopo aver ricevuto una tessera magnetica si può ritirare la propria bicicletta nelle diverse stazioni sparse per la città. Di solito la si può utilizzare per un massimo di due ore, alla tariffa di 0,50 centesimi ogni mezz’ora. In Italia le città che hanno messo in funzione il bike sharing sono 132. Il bike sharing è utile perché taglia i costi dell’automobile e dei mezzi pubblici, limitando le emissioni inquinanti, è l’ideale per i pendolari che hanno bisogno di muoversi in città. E, inoltre, cosa non trascurabile, aiuta a mantenersi in forma.
Comprare alla spina: una volta si acquistava al chilo o all’etto quasi tutto. Poi è arrivato il packaging, con effetti negativi sul prezzo, poiché incide sia sul costo finale del prodotto, che sull’ambiente: si stima che ogni anno 12,5 tonnellate di imballaggi nel nostro Paese siano destinate a diventare rifiuti. Oggi sempre più catene di distribuzione e negozi incentivano gli acquisti alla spina: si va dalla pasta ai detersivi, dal vino al latte, dalle farine ai cereali. Basta inserirli in sacchetti di carta, flaconi da riciclare o bottiglie di vetro ed il risparmio è assicurato. I vantaggi sono prima di tutto ambientali, ma anche economici. Secondo un’indagine di Federconsumatori, comprando alla spina una famiglia può risparmiare fino a 700 euro all’anno. L’assenza di imballaggio può tagliare il prezzo fino al 70 per cento.
Gli orti urbani: sono piccoli appezzamenti di terreno, ricavati da aree dismesse, affidati dai Comuni attraverso bandi pubblici e trasformati in veri e propri orti. Solitamente i cittadini si riuniscono in associazioni per gestirli. Secondo Coldiretti, le aree verdi trasformate in orti urbani sono pari a 1,1 milioni di metri quadrati in Italia. Il segreto del loro successo, però, sta nel fatto che i terreni destinati a tale uso sono lontani dal caos delle città, per evitare che frutta e verdura siano contaminate da sostanze nocive.
L’house swapping: visitare una città come se si fosse una persona del posto. E’questa la filosofia che sta alla base dell’house swapping, lo scambio di casa che coinvolge ogni anno più di 40 mila persone in 150 Paesi nel mondo. Attraverso portali sul web si inserisce la scheda della propria abitazione e si iniziano ad instaurare i primi contatti per fare swap della propria dimora nel Paese che interessa di più. Tutto ciò che riguarda lo scambio viene deciso in comune. La vacanza è quasi a costo zero. Le uniche spese da sostenere sono quelle dell’iscrizione ad un sito specializzato e del trasporto, tanto che il risparmio rispetto ad un viaggio tradizionale è di circa il 60%. Ma il vero beneficio sono i rapporti umani che nascono da tale pratica, che danno vita ad amicizie ed infiniti nuovi swap.
Il car sharing: è un servizio di mobilità innovativo, che consiste nell’utilizzare una macchina senza “averla”. Il fenomeno è in forte crescita in tutta Europa: si stima che entro il 2020 saranno coinvolti in tale servizio circa otto milioni di veicoli. Il meccanismo è simile a quello del bike sharing: bisogna iscriversi ai servizi attivi nella propria città, disponibili anche con auto elettriche, prenotare la macchina più vicina attraverso una apposita app e usarla grazie alla smart card personale. La tariffa viene calcolata a chilometro e comprende anche la benzina. Il costo mensile è addebitato sulla carta di credito. Il car sharing può rivelarsi una valida alternativa alla seconda auto, tagliando sulle spese per assicurazione, bollo, benzina ed eventuali multe. Una recente indagine ha stimato che il risparmio ammonta a oltre 2 mila euro ogni 10 mila chilometri. Il car sharing fa bene anche all’ambiente: ogni anno consente di evitare l’emissione di circa 6 mila tonnellate di CO2.
Le banche del tempo: sono istituti di credito dove il valore non è dato dal denaro, bensì dal tempo. Ogni “correntista” mette a disposizione le proprie competenze, valutate secondo le ore necessarie per realizzare un servizio, che possono essere scambiate con altre. Tantissime le proposte: dal rammendo ai corsi di lingua, dal babysitting ai lavori domestici. Mettendo a disposizione degli altri tempo e competenze si sviluppano collaborazione e socialità. Questo desiderio di condivisione ha dato vita, nel 2013, a quasi 400 banche del tempo in Italia.
Il coworking: la Coworking Europe conferenze 2013 ha stimato che entro il 2020 il 50% dei lavoratori sarà freelance. Non stupisce, quindi, che oggi nel mondo si contino più di 2.500 spazi coworking. Una cifra che raddoppia ogni anno per il crescente numero di liberi professionisti che vogliono risparmiare sull’affitto di uno studio per svolgere il proprio lavoro. Affittare una postazione coworking costa dai 25 euro al giorno ai 300 per un mese (con orario dalle 9 alle 18), oltre alle spese di luce, gas e riscaldamento, che vengono divise tra i coworkers. Ma il vantaggio più importante è quello di poter fare rete: condividere la scrivania può aiutare a mettere in circolo professionalità ed esperienze in diversi campi.
Comprare l’usato: acquistare di seconda mano è “di moda”. Sono sempre di più le grandi catene, da Calzedoni a Ovs passando per H&M, che invitano i clienti a lasciare in appositi box i propri abiti dismessi ricevendo in cambio un buono da spendere nel punto vendita. Acquistare capi usati limita gli sprechi e stimola il fai da te: l’87% dei consumatori tende a riparare un articolo danneggiato, soprattutto gli elettrodomestici, rivolgendosi agli artigiani specializzati.
Articolo realizzato da Cristiana Lenoci